Dante in Lessinia: sulle tracce della Divina Commedia
Dante Alighieri sarebbe salito sulle montagne della Lessinia, la quale ha una storia particolare legata perfino alla Divina Commedia.
Il Parco Naturale Regionale della Lessinia si estende sull’Altopiano dei Monti Lessini alle spalle di Verona, al confine con la provincia di Trento e quella di Vicenza: è ricca di monumenti naturali, per lo più di tipo carsico, come ponti in roccia, voragini, grotte frequentate dall’uomo e da animali preistorici.
Vi porteremo alla scoperta di questa bella zona del veronese (non ci sono certezze, ma solo supposizioni ed ispirazioni):
Dante in Lessinia: Ponte di Veja
Il Ponte di Veja è un maestoso arco naturale di roccia – il più grande d’Europa – ed è uno dei siti geologici di maggior interesse in Lessinia e in tutta Italia.
Situato in una suggestiva valletta tra i boschi di castagni, si può ammirare questo spettacolo naturale, il quale affascina per il contrasto tra il colore rosato del rosso ammonitico della grandiosa arcata, il grigio delle formazioni oolitiche inferiori e il verde scuro della roccia muschiata.
Sotto l’arcata del ponte scorre, tra grandi massi di crollo, il torrente del Vajo Crestena alimentato anche dalla sorgente della Grotta dell’Acqua (Grotta C) e nell’altra grotta ai piedi del ponte, la Grotta dell’Orso (Grotta A) in quanto al suo interno sono stati rinvenuti i resti di un orso delle caverne che abitava la zona nel Paleolitico (oggi è abitata da una colonia di pipistrelli) e il suo ingresso è chiuso da una cancellata.
In entrambe le grotte sono stati fatti importanti ritrovamenti di ambito preistorico.
La Grotta B ha un’apertura molto grande (8 metri), ma si sviluppa poco in profondità.
Altre Grotte D e E, piccole, sono intercomunicanti tra loro e piene di terre gialle (ocre).
“Il Ponte di Veja e i ponti di Malebolge”
Si dice che Dante Alighieri sia stato in questo luogo in visita e ne sia rimasto particolarmente colpito, al punto tale da essere ispirato per la descrizione delle Malebolge, ossia l’ottavo cerchio dell’Inferno nel quale sono puniti i fraudolenti.
Come si racconta nel XXI canto di Inferno della Divina Commedia, nulla vieta di immaginarvi la scena del diavolaccio che sale il ponte portando con sé un barattiere che getta nella pece bollente del fiumiciattolo sottostante, dove il poveraccio è infilzato da diavolacci-cuochi, come fosse carne lessa in una caldaia.
Aggiungendo che si tratta di un ponte che esce dalla roccia:
“I’ mi raggiunsi con la scorta mia;
poscia con pochi passi divenimmo
là ’v’uno scoglio de la ripa uscia”
(Inferno Canto XVIII)
Accanto alla Trattoria Ponte di Veja, si trova nelle vicinanze quello che è tuttora chiamato il “Castagno di Dante”, il quale sembra abbia dimensioni ragguardevoli che superano i 12 metri di circonferenza alla base.
Inoltre, pare che Dante Alighieri scrisse questi versi in una targa inchiodata nel legno, in cui racconta del suo esilio e dell’ispirazione che pare il Ponte di Veja gli abbia favorito per la stesura delle Malebolge.
COME ARRIVARE:
si trova a circa 25 chilometri da Verona nei pressi di località Giare di Sant’Anna d’Alfaedo.
La località Ponte di Veja si è caratterizzata da un ampio parcheggio e da una trattoria “Ponte di Veja” dal quale, in pochi minuti, per un sentierino si scende al grandioso ponte: è ad una altitudine di 602 m s.l.m. sul percorso del sentiero europeo numero 5.
Dante in Lessinia: Inferno nel Covolo di Camposilvano
Il Cóvolo di Camposilvano è uno spettacolare pozzo naturale di crollo dalla forma ellissoidale, profondo oltre 80 metri, con annessa caverna residuale.
La grotta è interessante anche per i fenomeni meteorologici che vi hanno luogo: è già capitato di vedere pioggia e ghiaccio anche durante l’estate, a causa dell’inversione termica che produce nubi e umidità.
Inoltre, verso la fine dell’inverno sul pavimento si forma del ghiaccio che dura per tutto il periodo estivo e per questo gli abitanti in passato hanno spesso utilizzato tale cavità come frigorifero naturale per conservazione degli alimenti.
Si trova un piccolo Museo Geopaleontologico che espone una ricca collezione di fossili, ammoniti, un’orma di dinosauro, un intero scheletro di Orso delle caverne e una Tavoletta enigmatica.
Alle spalle del Museo si trova l’accesso al Covolo, il quale è facilitato da un sentiero che scende fino ad affacciarsi su ciò che rimane dell’antica grotta.
➤ Per informazioni: si può consultare sul sito: “Museo Geopaleontologico di Camposilvano“.
Secondo un’antica tradizione, Dante avrebbe preso ispirazione proprio da questo luogo per descrivere il suo Inferno:
“Il Cóvolo e la porta dell’Inferno”
La leggenda vuole che Dante fosse salito in Lessinia per visitare il Cóvolo – nella valletta di Camposilvano – una voragine che allora si apriva in una fitta selva.
Scendendo nel sentiero tra i massi di crollo, Dante si sarebbe trovato di fronte a una porta, la quale un tempo chiudeva l’accesso alla caverna proteggendo da bestie e ladri le scorte alimentari che i montanari vi custodivano nel fondo ghiacciato.
Questa porta ispirò Dante che la immaginò nella Porta del suo Inferno, con la scritta del canto III di Inferno: “Lasciate ogne speranza voi ch’intrate”.
“Il Cóvolo e il ghiaccio del Cocito”
Se Dante visitò davvero il Cóvolo fu la morfologia della grotta – con le diverse stratificazioni di roccia – a ispirargli la forma dei cerchi infernali.
Scendendo tra i grandi massi, Dante avrebbe trovato poi ispirazione per i cerchi della «città dolente», guardando il digradare delle stratificazioni di roccia dell’aggettante parete.
Infine, arrivato sul fondo della grotta dove un tempo ristava tutto l’anno un piccolo lago ghiacciato, il Poeta immaginò qui il tappo del regno dolente, nel centro della Terra e dell’universo, nel punto più lontano da Dio dove, imprigionato dal ghiaccio che lui stesso crea con il vento gelido delle sue sei ali, dimora Lucifero, lo ’mperador del doloroso regno a masticare i tre traditori, come il Conte Ugolino mastica la testa dell’Arcivescovo Ruggeri, nella straziante scena narrata dal canto XXXIII di Inferno.
COME ARRIVARE:
la località dista circa 45 chilometri da Verona e all’arrivo alla contrada, sulla destra con indicazione, una stradina conduce in un centinaio di metri al piccolo Museo.
Dante in Lessinia: Purgatorio sul Monte Purga
Dopo la visita al Cóvolo di Camposilvano, sembra che Dante fosse salito sul Purga e avesse immaginato qui il suo cammino verso la cima del Purgatorio che inizia con il I canto della seconda cantica.
Il Purga di Velo, isolato, è ben visibile e riconoscibile da ogni parte della Lessinia e si può godere di un panorama sulle vallate circostanti e sulla pianura Padana.
Sul castelliere di Velo in epoca romana fu poi eretto un fortilizio, dove oggi si trova un’ottocentesca cappella.
COME ARRIVARE:
la chiesetta è facilmente raggiungibile dal centro del paese di Velo Veronese si prosegue verso il cimitero, dove si può parcheggiare la macchina per proseguire a piedi lungo il sentiero che risale il Monte Purga.
Dante in Lessinia: Paradiso nella Valle delle Sfingi
La Valle delle Sfingi è una suggestiva conca, incorniciata da pascoli e faggete, caratterizzata dalla presenza di numerose sculture d’erosione selettiva su rocce calcaree dalla tipica forma a “fungo”, il cui cappello è costituito dalla formazione del Rosso Ammonitico e poggia su un tipo di roccia più erodibile ed il gambo è costituito dall’oolite di San Vigilio.
La Valle delle Sfingi – lunga quasi un chilometro – è cosparsa di questi funghi di roccia di una certa dimensione che ricordano le sfingi egizie, da cui ha preso il nome.
COME ARRIVARE:
la Valle delle Sfingi è facilmente raggiungibile, si prosegue dopo il Museo Geopaleontologico verso a destra, purtroppo non ci sono le segnalazioni, ma si vede chiaramente una vallata con una prima sfinge di roccia e un sentiero che conduce ad altre sfingi. Si può proseguire a piedi lungo il sentiero.
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